Adi Sankara Bhagavatpada nacque a Kalady in Kerala in una famiglia Namboodiri. Sua madre si chiamava Aryamba e suo padre morì molto presto. Quando decise di prendere il Sanyasa contro la volontà della madre, riuscì a convincerla a una condizione, che egli sarebbe stato presente accanto a lei sul letto di morte, e che avrebbe compiuto personalmente le sue esequie. Sankara prese quindi il Sanyasa. Si trovava a Sringeri, quando si rese conto che sua madre era prossima alla morte e con il potere accordatogli da Dio la raggiunse immediatamente. Fu vicino a sua madre al momento della morte e compì tutte le cerimonie funebri. Fu in questo frangente che scrisse i cinque sloka a lei dedicati. E’ forse l’unica poesia che ha scritto che non esprima lodi e devozione a Dio e non spieghi la sua filosofia.
La madre è stata esaltata come una forma di Dio in diversi passaggi nei Purana, così come Dio è stato rappresentato come un figlio abbracciato alla madre. Lei è Dhatree (Colei che porta il bambino), Janani (Colei che dà alla luce il bambino), Ambaa (Colei che nutre il corpo del bambino) e Veerasu (Colei che farà di lui un eroe), Shusroo (Colei che si prende cura di lui). Ma Sankara in questa poesia non tratta né di Dio in forma di madre, né della madre nella forma di Dio. Egli lamenta la perdita della donna che era sua madre e sottolinea come la sua coscienza sia tormentata per non essere in grado di fare il dovere di un figlio.
aasthaam tavaddeyam prasoothi samaye durvara soola vyadha,
nairuchyam thanu soshanam malamayee sayya cha samvatsaree,
ekasyapi na garbha bara bharana klesasya yasya kshmo dhathum,
nishkruthi munnathopi thanaya tasya janyai nama.
Oh madre mia,
A denti stretti hai sopportato il dolore straziante
Quando sono nato da te,
Hai condiviso con me il tuo letto, che io sporcavo, per un anno intero,
E il tuo corpo diventava emaciato e dolente
Durante i nove mesi in cui mi hai sostenuto,
Per tutto questo, in cambio, Oh mamma cara,
Non potrò ricompensarti, nemmeno con la mia grandezza.
gurukulamupasruthya swapnakaale thu drushtwa,
yathi samuchitha vesham praarudho maam twamuchai
gurukulamadha sarva prarudathe samaksham
sapadhi charanayosthe mathurasthu pranaama.
Vestito in un abito da sanyasin, in sogno
Mi hai visto presso la scuola del mio maestro,
E piangendo, ti sei precipitata là,
Per coprirmi di baci e di coccole, Oh!
Anche i maestri e gli altri studenti piangevano commossi,
E cosa potevo fare, se non cadere ai tuoi piedi,
E offrirti il mio saluto.
ambethi thathethi shivethi tasmin,
prasoothikale yadavocha uchai,
krishnethi govinda hare mukunde tyaho,
janye rachito ayamanjali.
Oh madre mia,
Piangendo gridavi di di dolore,
Mentre duramente lavoravi,
“Oh madre, o padre,
Oh Dio Shiva, Oh Signore di tutto, Krishna,
Govinda, Oh Hari e Mukunda ”
Ma in cambio, Oh mia cara madre.
Che posso darti, se non umili inchini.
na dattam mathasthe marana samaye thoyamapi vaa,
swadhaa vaa no dheyaa maranadivase sraadha vidhina
na japtho mathasthe marana samaye tharaka manu,
akale samprapthe mayi kuru dhayaam matharathulaam .
Non ti ho dato l’acqua al momento della tua morte,
Né ho offerto oblazioni per aiutare tuo cammino oltre la morte,
E nemmeno ho cantato il nome di Rama al tuo orecchio,
Oh Madre suprema, perdonami per questi errori con compassione,
Perché io sono arrivato troppo tardi per compiere tutto questo.
mukthaa manisthvam, nayanam mamethi,
rajethi jeevethi chiram sthutha thwam,
ithyuktha vathya vaachi mathaa,
dadamyaham thandulamesh shulkam.
Lunga vita,
Oh, mia perla,
Oh mio gioiello,
Oh luce dei miei occhi,
Oh mio caro principe,
E oh anima della mia anima,
Così mi chiamavi, tu a me,
Ma in cambio di tutto ciò,
Oh mia cara madre,
Ho solo una manciata di riso
Da offrire (in tua memoria).