71. Ed ora ti darò accurati chiarimenti sulla discriminazione tra il Sé e il non-Sé. Ascolta in modo appropriato e assimila questa conoscenza.
72. Il corpo grossolano è composto di sette ingredienti: midollo, ossa, grasso, carne, sangue, pelle, epidermide; e dalle seguenti appendici: gambe, cosce, braccia, torace, spalle e testa.
73. Questo corpo (sariram), sede dell’illusione e caratterizzato dalle nozioni di “io” e “mio”, è chiamato dai Saggi corpo grossolano (sthula); l’etere, l’aria, il fuoco, l’acqua e la terra sono i suoi elementi sottili.
74. Gli elementi sottili combinandosi tra loro compongono il corpo grossolano (sthulasarira), le loro essenze formano gli oggetti dei sensi (visaya) che in gruppi di cinque, quali il suono, la vista, ecc., contribuiscono a fornire il piacere (sukhaya) al soggetto sensibile o sperimentatore (bhoktuh).
75. Così, quegli esseri insensati che rimangono incatenati agli oggetti dei sensi mediante la corda dell’attaccamento, difficile a spezzarsi, vengono e si dipartono da questo mondo, trascinati dal flusso impetuoso delle loro azioni passate.
76. Se il daino, l’elefante, la falena, il pesce e l’ape periscono vittime del loro attaccamento ad uno solo dei cinque sensi, ad esempio, il suono, ecc., allora che cosa sarà di quell’uomo attaccato ai cinque sensi?
77. Gli oggetti dei sensi sono, per i loro effetti, più velenosi di quanto non sia il veleno del cobra, veleno che uccide solo se viene assorbito, ma gli oggetti dei sensi fanno perire lo sperimentatore che abbia lanciato loro anche un semplice sguardo.
78. Solo chi si è liberato dalla pesante catena dei desideri- oggetti – in verità cosa molto difficile – è qualificato per la liberazione; nessun’altra cosa può aiutarlo, anche se dovesse conoscere i sei sastra.
79. Chi si è distaccato dal mondo in modo apparente, quando attraversa l’oceano del mutamento, lo squalo del desiderio lo afferra per la gola con violenza, trascinandolo fuori strada.
80. Chi, invece, munito della spada del perfetto distacco, uccide lo squalo dei sensi, attraversa l’oceano samsarico senza impedimenti.
81. Sappi che la morte sopraffa quel folle che attraversa la via pericolosa dell’avidità dei sensi. Ma il discepolo che sceglie la sua strada in accordo agli insegnamenti di un degno e nobile guru e che esercita costantemente la facoltà di discriminazione, arriverà felicemente alla fine del viaggio. Non puoi disconoscere questa verità.
82. Se hai veramente sete di liberazione, evita tutti gli oggetti dei sensi e abbi per essi un rifiuto come ti trovassi di fronte a cose nocive. Pratica, invece, queste nobili virtù: la contentezza, la compassione, il perdono delle ingiurie, l’onestà, la serenità e l’autocontrollo.
83. Chiunque si astiene dal liberarsi dalla schiavitù dell’ignoranza, identificandosi con il corpo, il quale è oggetto di godimento degli altri, commette un vero suicidio.
84. Chi cerca di realizzare l’Atman mentre accorda al corpo grossolano un’attenzione eccessiva, agisce come quell’insensato che, volendo attraversare un fiume, commette l’errore di cavalcare uno squalo, credendolo un tronco d’albero.
85. Per l’aspirante che cerca la liberazione, illudersi di essere solo un corpo grossolano, ecc., equivale ad un’orribile morte. Se si vince questa illusione si raggiunge lo stato di liberazione.
86. È riportando la vittoria su questa orribile morte, su tutti gli attaccamenti illusori verso il corpo grossolano, la sposa, i figli, ecc., che raggiungi lo stato supremo di visnu.
87. Questo corpo grossolano composto di pelle, carne, sangue, arterie, grasso, midollo, ossa e permeato di sostanze contaminate, non è gradevole.
88. Questa forma densa, precipitata dal cumulo di azioni passate, è un aggregato di elementi grossolani, formato a sua volta da combinazioni elementari sottili le cui parti solo mescolate le une alle altre. Questo è lo strumento che il jivAtman utilizza per le sue esperienze nello stato di veglia, percependo, così, gli oggetti grossolani.
89. L’anima individuale, per quanto distinta, s’identifica col corpo godendo, mediante gli organi sensori, gli oggetti grossolani, come ad esempio il profumo di sandalo, di una ghirlanda di fiori, ecc., per cui opera nello stato di veglia.
90. Sappi che questo corpo grossolano costituisce per te quello che una casa potrebbe costituire per il suo padrone (purusa). Con esso si possono ottenere i rapporti col mondo esterno.
91. La nascita, la decrepitezza, la morte, ecc., come il vigore e la debolezza, sono le proprietà (dharmah) del corpo denso. L’infanzia, l’adolescenza, la maturità e la vecchiaia sono le sue naturali condizioni; esso segue gli ordinamenti di casta e gli stadi di vita; inoltre è condizionato da tante malattie; è sempre ad esso che si serbano differenti trattamenti, quali adorazione, ingiuria, ossequio,ecc.
92. La pelle, le orecchie, gli occhi, il naso e la lingua sono gli strumenti della percezione sensitiva e servono per aver la nozione dei dati esterni. Gli organi della parola, le mani, gli organi di locomozione, di escrezione e di generazione sono gli strumenti di azione (karmendriyani) e hanno la caratteristica di eseguire vari lavori (karmasu).
93. L’antahkarana, organo interno della mente, a seconda delle sue modificazioni (vrtti), viene denominato: manas, buddhi, ahamkara e citta.
94. Manas quando assume la funzione di pensare il pro o il contro dei dati; buddhi quando conosce il grado di verità delle cose; ahamkara quando assume la funzione del senso dell’io; citta quando si unisce al proprio oggetto di desiderio.
95. Segue il prana che diviene: prana, apana, vyana, udana, samana secondo le molteplici funzioni loro inerenti o secondo le modificazioni che subisce, come avviene per l’oro o per l’acqua, ecc.
96. I cinque organi di azione, i cinque organi di cognizione, i cinque prana, i cinque elementi sottili assieme alla buddhi, l’avidya, il desiderio e l’azione sono gli otto fattori che, interrelati, compongono il corpo sottile.
97. Ascolta attentamente: questo corpo sottile, che viene chiamato anche linga sarira e che esiste negli elementi prima ancora della loro reciproca combinazione e suddivisione, provando dei desideri porta il jivaAtman a raccogliere i frutti delle azioni passate. Questo condizionamento, a cui non si può dare origine, viene per ignoranza sovrapposto all’Atman.
98. La condizione di sogno, distinta dalla veglia, è quella nella quale ci si esprime solo con la propria luce. Nel sogno la buddhi-intelletto assume il ruolo di agente, senza alcun fattore esterno, e ciò perché ha accumulato le impressioni nello stato di veglia.
99. Ma l’Atman supremo continua a rimanere nel suo proprio posto di gloria con la semplice sovrapposizione (upadhi) della buddhi, quale testimone di tutte le cose, e non è minimamente intaccato da nessuna delle azioni di questa, così, in ogni circostanza, esso rimane libero dalle sovrapposizioni.
100. L’Atman, che è intelligenza pura (cit), utilizza questo corpo sottile come suo strumento, allo stesso modo del falegname che utilizza i suoi arnesi. Questo Atman è dunque perfettamente libero.
101. La cecità, la miopia, la vista acuta sono le diverse caratteristiche dell’occhio e, a seconda della integrità o meno dell’organo considerato, subiscono imperfezioni, così si ha la sordità per l’orecchio o il mutismo per le corde vocali, ma queste diverse condizioni non riguardano l’Atman, il supremo Conoscitore.
102. Respirazione, starnuto, sonnolenza, secrezione, escrezione sono considerati dagli esperti le funzioni rispettive dei vari prana, mentre la fame e la sete sono le caratteristiche (dharma) del prana propriamente detto.
103. L’organo interno (antahkarana) è localizzato sia in un organo particolare sia nella totalità diffusa degli organi. Esso si identifica con tali complessi organici perché dal Sé riceve un influsso di luce (tejasa).
104. Sappi che il senso dell’io, identificandosi con il corpo grossolano, immagina di essere l’agente o lo sperimentatore e, unito ai guna, come ad esempio sattva, esperisce i tre stati (veglia, sonno e sonno profondo).
105. Se gli oggetti dei sensi sono piacevoli è felice, quando invece sono spiacevoli è infelice. Piacere e dolore sono sempre le caratteristiche dell’io psichico non dell’Atman, la cui essenza è beatitudine.
106. Gli oggetti dei sensi possono esserci perché v’è l’Atman; essi infatti non hanno vita propria. L’Atman è, per sua natura, quello per cui tutte le creature si amano, quello che non soffre perché è essenza di beatitudine.
107. Nella condizione di sonno profondo, si gode, senza la mediazione di alcun oggetto dei sensi, la beatitudine dell’Atma (Atmanando); ciò è chiaramente attestato dalla rivelazione, dalla percezione diretta, dalla tradizione e dall’inferenza.
108. L’ignoranza, o Maya, chiamata anche l’immanifesta, è il potere stesso del Signore; essa appare senza inizio, comprende i tre guna ed, essendo la causa prima, è superiore a tutti gli effetti. Un intelletto chiaro può inferirla da questi effetti. Essa ha portato in oggettività l’universo intero.
109. Non si può dire di essa né che esista né che non esista, né che partecipi all’esistenza né alla non-esistenza; non è né omogenea né eterogenea, né l’una né l’altra assieme. Non è composta di parti, né costituisce un tutto indivisibile, non è contemporaneamente né l’uno né l’altro. Essa, supremo prodigio, sfugge ad ogni tipo di descrizione.
110. Essa può essere eliminata realizzando il puro non-duale Brahman, come l’illusione del serpente viene rimossa quando si ha la conoscenza della corda. I suoi guna sono tamas, rajas, sattva, così denominati a seconda delle loro rispettive funzioni.
111. Rajas ha come caratteristica il potere di proiezione; l’attività è la sua natura e da esso provengono le modificazioni della mente, quali l’attaccamento, la sofferenza, ecc.
112. I funesti attributi del rajas sono: il desiderio, la collera, l’avidya, l’arroganza, l’odio, l’egoismo, l’invidia, la gelosia, ecc.; da esso nascono anche le tendenze estrovertite, è sempre esso la causa della schiavitù.
113. Il potere velante appartiene al tamas guna che fa apparire le cose diversamente da ciò che sono. Esso è anche causa di trasmigrazione e mette in moto il suo potere proiettivo.
114. Persino il saggio e l’erudito penetrati nel più sottile significato dell’Atman possono essere sopraffatti dal tamas, così da incorrere nell’errore di riconsiderare reali le sovrapposizioni create dall’ignoranza e identificarsi agli effetti di questa. È proprio grande il velante potere del temibile tamas.
115. In preda al tamas, non v’è equilibrio, giudizio e la mancanza di convinzioni alimenta il dubbio. Questo è il risultato di chi si sprofonda nel potere velante del tamas, oltre a subire sofferenze incessanti causate dal potere proiettivo.
116. Gli attributi di tamas sono l’ignoranza, la rilassatezza, la pigrizia, il torpore, la negligenza e l’ottusità. Colui che vi soggiace non comprende più niente, rimanendo addormentato come un pezzo di legno o una pietra.
117. Il puro sattva ha la trasparenza dell’acqua viva e, tuttavia, se è commisto al rajas o al tamas, concorre anch’esso a trascinare nella trasmigrazione. Quando la luce dell’Atman si riflette nel solo sattva, allora, come il sole, essa rivela l’intero universo oggettivo.
118. Le proprietà del sattva unito agli altri due guna sono: assenza di orgoglio, ecc., non violenza, non falsità, non appropriazione, continenza, non possessività, purezza (esterna e interna), il contentarsi, ardente aspirazione, studio e abbandono a Isvara, fede, devozione, ardente anelito alla liberazione, tendenze divine e una profonda avversione per il non-reale.
119. Le caratteristiche del puro sattva sono la letizia, la realizzazione dell’Atman, la suprema pace, la pienezza, la costante devozione per il supremo Atman, il quale conferisce la beatitudine eterna.
120. L’immanifestato composto dai tre guna costituisce il corpo causale dell’Atman. Il suo stato è il sonno profondo in cui la mente e tutti gli organi connessi cessano di funzionare.
121. Il sonno profondo è, dunque, costituito dalla cessazione di ogni genere di percezione, per cui la buddhi si trova rivestita di un velo formale molto sottile, dimorando allo stato germinale- causale. Il noto giudizio: “in quello stato non ho percepito niente”, conferma tale condizione.
122. Il corpo grossolano, gli organi dei sensi, il prana, la mente, il senso dell’io con tutte le sue modificazioni, gli oggetti dei sensi con il piacere-dolore, gli elementi grossolani, come l’etere e il resto, in breve l’intero universo fino all’immanifesto costituiscono il non-Atman.
123. Dalla Mente universale (Mahat) fino al corpo grossolano, tutto è effetto della Maya. Essi, con la loro causa, la Maya stessa, rappresentano il non-Atman e sono irreali come il miraggio nel deserto.
124. Ora passo a spiegarti la vera natura del supremo Sé realizzato il quale l’individuo si libera da ogni schiavitù, ottenendo così l’isolamento (kaivalya).
125. Esiste una realtà, un’entità assoluta, la quale è l’eterno sostrato della coscienza differenziata, testimone dei tre stati e distinta dai cinque involucri (grossolano, pranico, mentale, intellettivo, di beatitudine).
126. Colui che conosce tutto ciò che accade negli stati di veglia, sogno e sonno profondo, colui che è consapevole della presenza o dell’assenza del pensiero e delle sue modificazioni, colui che è il supporto dello stesso senso dell’io è l’Atman.
127. Colui che osserva ogni cosa, ma che da nessuno è osservato, colui che illumina la buddhi, ecc., ma che da questa non viene illuminato, è l’Atman.
128. Colui che permea questo universo, ma che da nessuno può essere permeato, colui la cui luce si riflette nell’universo intero coprendolo con il suo splendore, è l’Atman.
129. Dalla sua celata presenza attingono gli ordini il corpo, gli organi sensori, la mente e l’intelletto, con le loro rispettive funzioni, come i servitori dal padrone.
130. È sempre per esso che tutto ciò che esiste – dal senso dell’io al corpo grossolano, compresi gli oggetti dei sensi – è conosciuto in modo manifesto, essendo l’essenza dell’eterna conoscenza.
131. Esso è il Sé interiore, il primordiale Signore, la costante e piena beatitudine, sempre identico a se stesso per quanto si rifletta nelle molteplici modificazioni mentali. Gli organi sensori e i prana, con le loro rispettive funzioni, attingono da esso.
132. Dimorando nel nostro stesso corpo, nella mente ripiena di sattva, nel profondo della buddhi, nell’Akasa non-manifesto, l’Atman risplende del suo proprio splendore, come il sole nel firmamento, illuminando questo universo.
133. Il conoscitore delle modificazioni mentali, dell’io, delle attività del corpo, degli organi sensori e del prana, sembra prendere la forma di questi, come il fuoco prende la forma di una palla di ferro surriscaldata; ma in verità esso né agisce né si trasforma.
134. Non nasce e non muore, non cresce e non diminuisce, non può subire cambiamenti perché è invariabile; quando il corpo si disintegra esso continua ad esistere, come continua ad esistere l’etere racchiuso in una brocca quando questa si rompe.
135. Il supremo Atman, distinto dalla sostanza primordiale universale (prakrti) e dalle sue trasformazioni, ha la natura della pura conoscenza; esso rivela l’interno universo reale e non-reale, sussiste di là dai tre stati e dal senso dell’io, e manifesta se stesso come testimone della buddhi.
136. Disciplinata la mente (manas) e purificato l’intelletto (buddhi), realizza il tuo proprio Sé, così potrai attraversare l’illimitato oceano del Samsara, le cui onde sono le nascite e le morti. Rimani dunque fermo e soddisfatto nel Brahman.
137. Confondere per ignoranza il Sé col non-Sé significa essere schiavi delle nascite e delle morti. Identificandosi col corpo grossolano perituro – che non ha realtà assoluta – alimentandolo, curandolo, prolungando la sua esistenza con oggetti allettanti ci si attacca sempre più, come il bruco al suo bozzolo.
138. L’idea di ciò che non si è è causata dall’oscurità velante. È la mancanza di discernimento che induce a scambiare la corda per il serpente; così gravi pericoli minacciano colui che accetta questa falsa rappresentazione. Ascolta, caro amico, quando ci si attacca al falso, si crea la schiavitù.
139. Il potere velante, che è fatto di oscurità (tamas), copre l’Atman eterno, pieno, non-duale, dall’infinito potere luminoso, come Rahu copre il sole.
140. Mediante questo velamento, l’individuo s’identifica erroneamente col non-Sé, cioè con il corpo, mentre l’innato Atman brilla di luce pura. Così rajas, con il suo grande potere proiettivo, lo acceca con le qualità incatenanti del desiderio, della collera, ecc.