IV. Alatasanti Prakarana (Lo spegnimento della brace)
[Saluto]
IV.1. Mi inchino a colui che è il migliore degli uomini, che ha realizzato che le anime sono come lo spazio, e la sua conoscenza è anch'essa come lo spazio e non differente dall'oggetto della conoscenza.
IV.2. Mi inchino allo Yoga senza sostegni, che conduce alla felicità di tutti gli esseri, che è libero da opinioni e contraddizioni, ed è insegnato dalle scritture.
[Dualismo e non-nascita]
IV.3. Alcune opinioni postulano la nascita di entità già esistenti, mentre altre ancora, per esercizio mentale e in opposizione le une con le altre, postulano la nascita di cose mai esistite.
IV.4. Ciò che già esiste non può nascere e quello che non esiste non può nascere. Solo questo è il pensiero non-dualista, quello che afferma la non-nascita.
IV.5. Noi approviamo la tesi della non-nascita come esposta dai non-dualisti. Non ci opporremo a questa visione. E perciò insegniamo la verità che è libera dal conflitto delle opinioni.
IV.6. I nostri avversari pensano di sé in termini di nascita. Come può il Sé, che è nato e immortale divenire mortale?
IV.7. L'immortale non può mai diventare mortale. Così come il mortale non può mai diventare immortale. Poiché un cambiamento nella propria natura non può mai avvenire in nessun modo.
IV.8. Come può l'entità che è immortale avere una nascita e, se ne ammettiamo la nascita, mantenere la sua immortalità?
IV.9. Per natura intendiamo quella che è intrinseca, innata, e non-derivata, e che non cesserà di essere né modificherà il suo carattere.
IV.10. Tutte le anime sono prive di decadimento e morte per propria natura. Ma identificandosi con decadimento e morte, e riponendo la massima fiducia in questa credenza, si discostano (da quella natura).
[Critica alle teorie della causalità]
IV.11. Secondo chi sostiene che la causa è di per sé l'effetto, la causa deve nascere con l'effetto. Come può ciò che è nato essere non-nato? Come può ciò che è soggetto al divenire essere eterno?
IV.12. Se l'effetto è non-differente dalla causa, e se, per tale ragione, l'effetto è anche nato, come può essere la causa eterna, dal momento che è non-differente dall'effetto che subisce la nascita?
IV.13. Chi ritiene che l'effetto nasce da una causa non-nata, non ha alcun esempio per convalidare la sua tesi. Se si sostiene che l'effetto nasce da un'altra cosa che nasce, si procede all'infinito.
IV.14. Come possono, coloro che sostengono che l'effetto è origine della causa e la causa è origine degli effetti, affermare un processo infinito di causa ed effetto?
IV.15. Secondo coloro che sostengono che l'effetto è l'origine della causa e la causa è l'origine dell'effetto, la nascita del padre discenderebbe da quella del figlio.
IV.16. Se si affermano causa ed effetto, occorre dimostrare l'ordine dei due avvenimenti, poiché se accadono simultaneamente non c'è alcuna relazione tra i due, come tra le corna di una mucca.
IV.17. Una causa che viene prodotta da un effetto non può essere dimostrata. Una causa che non si può dimostrare che esista, come si può ricondurre a un effetto?
IV.18. Se la causa emerge dall'effetto e se l'effetto emerge dalla causa, quale dei due è nato prima, per cui dipende l'emergere dell'altro?
IV.19. L'incapacità di dare una risposta a queste domande è dovuta all'ignoranza, e all'impossibilità di fornire una sequenza convincente nella successione. Così l'assenza di nascita viene dimostrata dai saggi.
IV.20. Quello che viene chiamato l'esempio del seme e del germoglio rimane ancora da dimostrare. Dunque, non può essere valido per stabilire una proposizione ancora da dimostrare.
IV.21. L'ignoranza riguardo antecedenza e successione rivela la validità della non-nascita. Se una cosa nasce, perché non è possibile stabilire da quale causa discenda?
IV.22. Nulla è nato da sé o per altra causa. Quindi nulla nasce, sia esso esistente o inesistente o sia esistente e non esistente.
IV.23. Una causa non può nascere da un effetto che è senza inizio, né un effetto nascere da una causa che è senza inizio. Quindi ciò che non ha causa non ha neppure nascita.
[Cognizione e riferimento oggettivo]
IV.24. La conoscenza ha certamente il suo oggetto, in caso contrario viene meno la dualità. Inoltre, l'esperienza del dolore e l'esistenza di oggetti esterni, come sostenuto da tutte le scuole di pensiero, sono ammesse.
IV.25. Secondo la percezione, la causa si riscontra tra gli oggetti esterni. Ma dal punto di vista della realtà, la causa esterna non costituisce una causa.
IV.26. La coscienza non è in relazione con gli oggetti né con le apparenze di oggetti. Perché l'oggetto è certamente inesistente e (le idee che costituiscono) le immagini degli oggetti non sono separate dalla coscienza.
IV.27. La coscienza non è mai a contatto con oggetti, nei tre periodi di tempo. Senza una causa (cioè l'oggetto esterno), come ci può esserci la sua percezione illusoria?
IV.28. Perciò la coscienza non è nata, né sono nate le cose percepite. Coloro che ne percepiscono la nascita, è come se vedessero le orme degli uccelli in cielo.
[Ulteriore analisi delle esperienze di veglia e sogno]
IV.29. Se anche ciò che è senza nascita nasce (nell'opinione degli avversari), la non-nascita è comunque la sua natura. Quindi modificazione di questa natura non può accadere in alcun modo.
IV.30. Se l'esistenza trasmigratoria fosse senza inizio, non si avrebbe la sua cessazione. E la liberazione non sarebbe eterna, se avesse un inizio.
IV.31. Quello che è inesistente in principio e alla fine è sicuramente tale anche nel mezzo. Gli oggetti, anche se irreali, sono visti però come se fossero reali.
IV.32. La loro utilità è cancellata in sogno. Pertanto, per il loro avere un inizio e una fine, sono certamente da considerare irreali.
IV.33.Gli oggetti percepiti nel sogno sono irreali, perché sono visti all'interno del corpo. In questo spazio ristretto, come è possibile abitino tante creature diverse?
IV.34. Non è ragionevole dire che gli oggetti in sogno sono stati raggiunti altrove, uscendo dal corpo, dal momento che ciò è smentito dal tempo che sarebbe necessario per il viaggio. Inoltre nessuno, al risveglio, si ritrova nel luogo sognato.
IV.35. Ciò che è stato discusso con gli amici e gli altri personaggi nel sogno non prosegue al risveglio. Tutto ciò che è acquisito nei sogni, non è in proprio possesso al risveglio.
IV.36. E nel sogno il corpo diventa irreale, dato che un altro corpo giace addormentato. Come il corpo, è irreale tutto ciò che in sogno viene percepito.
IV.37. Dal momento che l'esperienza del sogno è realistica come quella dello stato di veglia, il primo è pensato come causato dal secondo. In realtà, lo stato di veglia può essere considerato causa per quel sognatore soltanto.
(Negazione delle teorie della causalità)
IV.38. Poiché la nascita non è dimostrata, tutto è detto essere non-nato. Inoltre, non è possibile per l'irreale nascere dal reale, in nessun modo.
IV.39. Per aver visto oggetti irreali nello stato di veglia, e impressionati da essi, si rivedono le stesse situazioni in sogno. Non di meno, dopo aver visto oggetti irreali in sogno, questi non si vedono al risveglio.
IV.40. Non vi è alcuna illusione a causa dell'illusione, così come il reale non è causa del reale, né il reale è causa dell'illusione.
IV.41. Proprio come uno, per difetto di discriminazione, prende per reali oggetti illusori nello stato di veglia, così anche, in sogno, si vedono oggetti apparentemente reali ma che appartengono soltanto al sogno.
[Fondamento della fede nella creazione]
IV.42. Per coloro che, in base alla propria esperienza e secondo giusta condotta, credono nell'esistenza positiva e che hanno paura di meditare l'essere senza nascita, i saggi hanno concesso la dottrina della creazione.
IV.43. Per coloro che, per paura del Non-nato, e anche a causa della loro percezione (di dualità), deviano dalla retta via, il male che scaturisce dalla accettazione della nascita (creazione) non deve preoccupare. L'effetto dell'errore, se ve ne fosse, sarebbe insignificante.
IV.44. Proprio come un elefante evocato dal trucco di un mago si chiama un elefante basandosi sulla percezione e sul suo comportamento, allo stesso modo, l'oggetto percepito si può di diritto chiamarlo esistente.
[Come la Dualità appare alla coscienza ordinaria]
IV.45. Quello che ha apparenza di nascita, che sembra essere in movimento e dotato di qualità, è la Coscienza che è invero senza nascita, immobile e non materiale, imperturbabile e non-duale.
IV.46. Come la coscienza è senza nascita, così le anime sono senza nascita. Coloro che realizzano questo sicuramente non ricadono nella sofferenza.
IV.47. Proprio come il movimento di una brace accesa forma linee dritte, curve, ecc allo stesso modo, il movimento della Coscienza fa appartire il soggetto e l'oggetto percepito.
IV.48. Proprio come la brace priva di movimento non appare dotata di nascita, così anche la coscienza priva di movimenti è priva dell'illusione della nascita.
IV.49. Quando la brace accesa è in movimento, le apparenze che si percepiscono non hanno alcuna origine. Così quando la brace è ferma le forme che avevamo percepito non vanno altrove, né rientrano in essa.
IV.50. Non erano qualcosa che appartiene alla brace stessa, poiché mancano di sostanzialità. Così è anche caso della coscienza, poiché sempre di mere apparenze si tratta.
IV.51. Quando la coscienza è in movimento, dà luogo alle apparenze che non hanno alcuna (altra) origine. Allo stesso modo, quando la coscienza è priva di movimento, quelle non vanno altrove, né rientrano di nuovo in essa.
IV.52. Non appartengono alla coscienza non essendo della natura della coscienza, e perciò rimangono inspiegabili, perché non soddisfano delle precise condizioni di causa ed effetto.
IV.53. Una sostanza potrebbe essere la causa di una sostanza e come qualsiasi cosa potrebbe essere la causa di qualsiasi altra cosa. Ma le anime non possono essere considerate né come sostanze né altra cosa diversa da tutto il resto.
IV.54. Così gli oggetti esterni non sono nati dalla coscienza, né la coscienza nasce per effetto degli oggetti esterni. Così il saggio afferma la non-nascita, in assenza di causa ed effetto.
[Causalità è il risultato di attaccamento alla mentalità causale]
IV.55. Poiché si sostiene la realtà di causa ed effetto, si manifestano fenomeni che confermano la rappresentazione della causa e dell'effetto. Quando le convinzioni di causa ed effetto sono abbandonate, non c'è più riscontro di causa ed effetto.
IV.56. Finché si è completamente coinvolti nel meccanismo di causa ed effetto, la trasmigrazione continua. Quando tale coinvolgimento cessa, non si sperimenta più la trasmigrazione.
IV.57. Sul piano relativo (del pensiero) tutto appare essere nato e non essere, pertanto, eterno. Sul piano assoluto tutto è senza nascita, in quanto Sé, e non vi è quindi alcuna distruzione.
IV.58. Le anime che nascono non sono nate nella realtà. La loro nascita è percepita attraverso Maya. E Maya è illusione.
IV.59. Da un seme illusorio nasce un germoglio della stessa natura, che non è né eterno né distruttibile, così avviene per tutti gli enti.
V.60. Poiché gli enti sono senza nascita i termini eterno e mortale non trovano applicazione. Dove le parole non riescono a descrivere, nessuna affermazione è possibile.
[La percezione negli stato di veglia e di sogno]
IV.61. Come nel sogno la Coscienza si muove attraverso l'illusione, come se fosse duale, così la Coscienza in stato di veglia si muove nell'illusione, come se fosse duale.
IV.62. Non ci può essere alcun dubbio che è solo la Coscienza non-duale che appare in sogno, come se fosse duale. Allo stesso modo, in stato di veglia, la stessa Coscienza non-duale appare duale, senza dubbio.
IV.63. Il sognatore, mentre si aggira nel mondo dei sogni vede varie creature, nate da uova o da umidità, abitare tutte le dieci direzioni dello spazio, e le percepisce come effettivamente esistenti.
IV.64. Queste creature, percepite dalla mente del sognatore, non hanno esistenza al di fuori della sua mente. Allo stesso modo che la mente del sognatore è oggetto della percezione di quel sognatore soltanto.
IV.65. L'uomo in stato di veglia, mentre si aggira nei luoghi dello stato di veglia, vede varie creature, nate da uova o da umidità, abitare tutte le dieci direzioni dello spazio, e le percepisce come effettivamente esistenti.
IV.66. Queste creature, percepite dalla mente dell'uomo nello stato di veglia, non hanno esistenza al di fuori la sua mente. Così come la mente di un uomo in stato di veglia è oggetto della percezione per quell'uomo soltanto.
IV.67. Mente e creature sono in relazione (di percezione) tra loro. Dunque "esistono?" A questa domanda si deve rispondere "No". Entrambi sono privi di esistenza indipendente, e ciascuno può essere percepito solo attraverso l'ideazione dell'altro.
IV.68. Proprio come una creatura apparsa in sogno è sottoposta a nascita e morte, così anche tutte le altre creature sono destinate a nascere e scomparire.
IV.69. Proprio come una creatura apparsa per magia prende vita e muore, così tutte le creature vengono in essere per poi scomparire.
IV.70. Proprio come una creatura artificiale sembra vivere e morire, così è per tutte le creature di apparire e scomparire.
IV.71. Nessuna creatura è mai nata, né vi è alcuna causa per essa. Questa è la verità suprema, assolutamente nessuno è mai nato.
IV.72. La dualità consiste nel rapporto soggetto-oggetto e non è altro che agitazione della mente. Anche in questo caso, la coscienza è senza relazione con gli oggetti e, pertanto, è detta senza contatto.
IV.73. Ciò che esiste in virtù di una visione empirica o che è immaginato, non esiste nella realtà. Quindi, ciò che esiste sulla base della visione empirica, come dimostrato da altre scuole di pensiero, non esiste in termini assoluti.
IV.74. Così come si dice che l'anima ha una nascita – secondo l'esperienza empirica, e secondo quanto affermano le scuole di pensiero che vi si collegano - si dice allo stesso modo che l'anima è non-nata, ma dal punto di vista della Realtà Suprema non è nemmeno ammissibile parlare di non-nascita.
IV.75. C'è una sorta di magia dell'irreale, anche se non esiste la dualità. Dopo aver realizzato l'assenza di dualità, non si rinasce più, per mancanza di una causa.
IV.76. Quando non ci sono cause - superiori, inferiori o intermedie - allora la Coscienza non perviene a una nascita. Come non ci può essere alcun effetto quando la causa è assente.
IV.77. La non-nascita della Coscienza, quando è libera da vincoli causali, è uno stato permanente e assoluto, poiché preesisteva alla liberazione.
IV.78. Realizzando l'assenza di causa in quanto Verità ultima, e astenendosi da merito e demerito, si raggiunge lo stato di assenza di paura, privo di dolore e di desiderio.
IV.79. Grazie alla fascinazione per gli oggetti irreali, la mente si impegna in cose che sono altrettanto irreali. Con la realizzazione della non-permanenza degli oggetti si diviene privi di attaccamento, e spontaneamente ci si astiene (dal desiderio).
IV.80. Ne segue uno stato di quiete, in cui la mente è priva di attaccamento e non risponde ad attività alcuna. Questa è la visione del saggio, questo è lo stato pacificato, senza nascita e non-duale.
IV.81. Questa (Realtà) è senza nascita, insonne, senza sogni e autocosciente. Poiché il Sé è evidente per sua stessa natura.
IV.82. A causa dell'attrazione per gli oggetti, il Supremo diventa oscuro e nascosto, e si riscopre solo con uno sforzo estremo.
IV.83. Un uomo di mente puerile si confonde ragionando del Sé in termini di "esiste", “non esiste”, "esiste e non esiste ", o ancora,"non esiste in modo assoluto", e con le opinioni che affermano che esso sia mutevole o immutabile, mutevole e immobile insieme, o inesistente.
IV.84. Questi sono quattro punti di vista teorici, ma a causa dell'attaccamento certe idee il Supremo rimane nascosto al ricercatore. E' onnisciente chi riconosce il Supremo non toccato da queste idee.
IV.85. Dopo aver raggiunto l'onniscienza perfetta, e quindi lo stato non-duale di Brahman, che è privo di inizio, metà e fine, cosa si potrà ancora desiderare?
IV.86. A questo si deve l'umiltà del Brahmana, la sua quiete naturale. Poiché ha conquistato i sensi, la sua quiete è spontanea. Dopo aver conosciuto la verità, l'illuminato si stabilisce nella pace perfetta.
[Il mondano, l'ultra-mondano, e lo stato onnisciente]
IV.87. La dualità che è inerente all'oggetto e alla (sua) percezione si dice che sia lo stato ordinario di veglia. Quello stato in cui vi è solo la percezione senza (la presenza effettiva di un) oggetto si dice che sia lo stato di sogno.
IV.88. Lo stato privo di oggetto e privo di soggetto è considerato straordinario. Il saggio afferma essere identici, per cui, la conoscenza, l'oggetto, e il conoscitore.
IV.89. All'acquisizione della conoscenza dei tre stati e dei tre oggetti, segue di conseguenza, per l'uomo di intelletto elevato, lo stato di onniscienza perenne.
IV.90. Gli oggetti che devono essere abbandonati, realizzati, accettati o resi inefficaci devono essere conosciuti all'inizio. Queste condizioni, esclusa la cosa da realizzare, sono considerati come semplici fantasie nate dall'ignoranza.
[Il non-nato, la non-relazione, il Liberato]
IV.91. Dovrebbe essere noto che tutte le anime sono, per natura, simili all'etere, ed eterne. Non vi è alcuna diversità tra loro, neppure minima.
IV.92. Tutte le anime sono, per loro natura, illuminate fin dall'inizio e immutabili. Colui che abbia realizzato questa certezza non prova necessità di conoscere altro, è considerato libero e ottiene l'immortalità.
IV.93. Tutte le anime sono, fin dall'inizio, quiete, non-nate, per natura, del tutto distaccate, uguali, e non differenti, così come la realtà è senza nascita, uniforme e pura.
IV.94. Non può mai esserci alcuna illuminazione per coloro che percorrono il sentiero della dualità. Essi seguono la via della differenza, e parlano di diversità e sono, pertanto, considerati degni di compatimento.
IV.95. Coloro che sono sempre saldamente certi della realtà di ciò che non è nato e che è sempre identico a se stesso, possiedono una conoscenza incomparabile. Ma l'uomo comune non può comprenderli.
IV.96. La conoscenza della non nascita è considerata a sua volta non-nata e indipendente. Poiché tale conoscenza non ha alcuna relazione con altri oggetti, si dice incondizionata.
IV.97. Se si mantiene l'idea della nascita di una cosa, per quanto insignificante possa essere, non è possibile parlare di distacco, e l'uomo resta ignorante. Non si può dire (allora) che per lui si sia sollevato il velo.
IV.98. Le anime in vero sono libere da qualsiasi copertura velante e sono per natura pure. Esse sono illuminate e libere fin dall'eternità. Così affermano i maestri che sono in grado di conoscere il vero.
IV.99. La conoscenza di colui che è illuminato è onnipresente, e non è in relazione agli oggetti. Dunque le anime non sono in relazione con gli oggetti. Questo fatto non è stato menzionato dal Buddha.
IV.100. Dopo aver realizzato lo stato non-duale, che è inafferrabile, profondo, non nato, uniforme e quieto, offriamo ad Esso il nostro più vero saluto.
Aum. Pace! Pace! Pace!
Saluto finale di Sri Shankaracharya
Saluto Brahman, che sconfigge ogni timore in quelli che prendono rifugio in Lui; che anche se non è nato, appare associato alla nascita grazie ai propri imperscrutabili poteri; che anche se immobile, sembra di essere in movimento; che pur non duale, sembra aver assunto molte forme a coloro la cui visione è ingannata dalla percezione di diversi oggetti e dei loro attributi.
Mi prostro quindi ai piedi del Maestro del mio Maestro, il più venerato tra i venerabili, che per compassione per gli esseri annegati nel profondo oceano del mondo, infestato dai terribili squali di nascite incessanti e morti, soccorse offrendo, per il bene di tutti, questo nettare, difficilmente accessibile anche per gli immortali, che estrasse dal più profondo del mare dei Veda con la potenza della sua illuminata saggezza.
Rendo omaggio con tutto il mio essere ai santi piedi del mio grande Maestro che sconfissero in me la paura della trasmigrazione, e che attraverso la luce della sua dottrina illuminata, ha distrutto le tenebre che avvolgevano la mia mente; che ha messo fine per sempre al mio apparire e scomparire in questo terribile oceano di innumerevoli nascite e morti, e che permette a tutti coloro che prendono rifugio ai suoi piedi per raggiungere la conoscenza infallibile delle Scritture, di realizzare la pace e lo stato di perfetta unità.
Aum Tat Sat