I. Agama Prakarana
Invocazione.
Mi inchino al Brahman che pervade l'universo con l'effusione della conoscenza, che pervade ciò che è mobile e ciò che è immobile, Colui che osserva tutto quello che può essere conosciuto nel mondo grossolano [durante lo stato di veglia], Quello per cui si sperimenta tutto ciò che nasce dal desiderio ed è illuminato dall'intelletto [durante lo stato di sogno], e che riposa nella Sua beatitudine e fa che tutti noi vediamo attraverso la Sua Maya, quello che, nei termini di Maya, è il Quarto [Turiya] e il supremo, immortale e non nato.
Turiya, il Sé dell'universo - che osserva i frutti della virtù e del vizio nel mondo grossolano, che conosce gli oggetti sottili creati dalla Sua intelligenza e illuminati dalla Sua luce e che riassorbe tutto questo gradualmente in Sé, e che abbandonata ogni differenziazione diviene privo di attributi – che possa Egli accordarci la Sua protezione.
[I tre stati dell'esperienza cosciente]
I-1. Visva possiede la consapevolezza degli oggetti esterni e tutti li pervade, mentre Taijasa possiede la consapevolezza interiore degli oggetti sottili, e Prajna è l'esperienza della pura consapevolezza: da ciò si riconosce che un’Unica entità è il conoscitore delle tre condizioni.
I-2. Visva è detto risiedere nell'occhio destro, dove ha sede l'esperienza, mentre Taijasa è all'interno della mente e Prajna si trova nello spazio interno del cuore. In questi tre modi il Sé risiede nel corpo.
I-3. Visva fruisce del mondo grossolano, Taijasa del mondo sottile e Prajna della beatitudine. Conosci dunque la fruizione come triplice.
I-4. Il mondo grossolano soddisfa Visva, il del piano sottile Taijasa, e la beatitudine Prajna. Conosci quindi l’oggetto della soddisfazione come triplice.
I-4. Colui che conosce i due [termini dell'esperienza], quello che pare essere il soggetto e quello che appare come l’oggetto, in ciascuno dei tre stati, non è corrotto dalle esperienze che attraversa.
[Analisi delle teorie della Creazione]
I-6. E' un fatto indiscutibile che affermiamo la creazione solo di quelle entità positive che hanno carattere di esistenza. Prana crea le cose e Purusha crea separatamente i dati coscienti.
I-7. Alcuni ritengono la creazione manifestazione del potere di Dio; mentre altri la considerano quale un sogno e una mera illusione.
I-8. La creazione è la pura volontà di Dio, dicono coloro che suppongono un atto creativo, ma quelli che invece si affidano al trascorrere del tempo ritengono che tutto proceda dal tempo.
I-9. Altri ancora affermano che la creazione sia per servire Dio, così come altri la pensano un Suo svago. Ma se tale è la natura dell'Essere radioso, quale desiderio può muovere Colui in cui ogni cosa è sempre compiuta?
[Turiya e i tre stati dell'esperienza]
I.10. Turiya, che mette termine a ogni sofferenza, è l'immortale Signore, il non-duale, e l'origine di tutte le creature e Colui che tutto pervade.
I-11. Visva e Taijasa sono connotati da causa ed effetto. Prajna dalla sola causa. Ma non esistono causa ed effetto in Turiya.
I-12. Prajna non conosce se stesso né altri, non distingue il vero o il falso. Ma Turiya è il Testimone di tutto.
I-13. L'assenza di dualità è comune a Prajna e a Turiya: Prajna ha la natura del sonno profondo, associato alla causa, mentre questo sonno non esiste in Turiya.
I-14. I primi due stati [Visva e Taijasa] sono associati alla veglia e al sonno, mentre Prajna al sonno profondo senza sogni. In Turiya non sussistono sonno o sogni, affermano i conoscitori del Brahman.
I-15. Il sogno è la condizione dell’errata percezione della Realtà e il sonno profondo della non conoscenza della Realtà. Quando tali errate cognizioni sono terminate, si consegue la condizione di Turiya.
[Natura della Realtà per l'ente risvegliato]
I-16. Quando il Sé individuale [Jiva] si risveglia dal sonno incosciente protratto sotto l'influsso di Maya, che è senza origine, realizza [Turiya] il non-nato, il senza sonno, senza sogni e non-duale.
I-17. Se un mondo fenomenico fosse mai esistito, allora, certamente, cesserebbe di esistere. Questa dualità è soltanto illusione, non [vi] è altro che non-dualità, in realtà.
I-18. Qualunque nozione o cosa conosciuta [quale il Maestro, l'insegnamento e le scritture] cessa di esistere, quale immaginazione. Dunque questo insegnamento ha il solo scopo di facilitare l'istruzione. Quando la verità viene realizzata direttamente, non esiste più alcuna dualità.
[Corrispondenza tra i tre stati e la sillaba AUM]
I-19. Quando si comprende l'identità di Visva con la lettera A, si realizza chiaramente di essere primo [unico] e la condizione di essere onni-pervadente.
I-20. Quando si comprende Taijasa quale identico alla lettera U, si conosce la superiorità [del piano sottile sul grossolano] e la condizione della posizione intermedia.
I-21. Quando si comprende l'identità di Prajna con la lettera M, si comprende di essere la misura, il limite e il riassorbimento.
I-22. Colui che conosce definitivamente le corrispondenze pertinenti ai tre stati, diviene un grande saggio, degno di venerazione da parte di tutti gli esseri.
I-23. La lettera A dischiude Visva, la lettera U Tijasa e la lettera M Prajna. Ma laddove il suono delle tre lettere si estingue non rimane nulla che debba essere ancora conosciuto.
[Il frutto della meditazione sull'Om]
I-24. L'Om deve essere conosciuto, quarto per quarto, poiché è fuori di dubbio che i quarti [del Sé] sono le lettere dell'Om. Conosciuto l'Om, quarto per quarto, non si deve più avere altro pensiero.
I-25. La mente sia fissa sull'Om, poiché l'Om è Brahman, dove non esiste timore. Per colui che è sempre saldo nell'Om non vi è più alcun timore.
I-26. Om è invero anche il Brahman non supremo; così come Om è il Brahman supremo. L'Om è senza causa, senza effetto, senza interno e senza esterno; esso è imperituro.
I-27. Om è l'inizio, la fine e il mezzo di tutto. Conosciuto l'Om si ottiene l'immediata conoscenza del Sé.
I-28. Si conosca l'Om come il Signore che abita nel cuore di ciascuno. Conosciuto l'Om che tutto pervade, l'aspirante dotato di discernimento non è più colpito da alcuna sofferenza.
I-29. Colui che conosce l'Om senza misura, dall'infinita potenza e benevolo, poiché ogni dualità si risolve in esso, costui è il vero saggio e nessun altro.