I cakra lungo la linea centrale (colonna vertebrale) del corpo
86 Adhara è il primo cakra (il Sostegno), Svadhishthana è il secondo (il Proprio Luogo), Manipura è il terzo (la Città splendente o Gioiello) ed Anahata è il quarto (il Suono Incausato).
87 Il quinto cakra è Vishuddhi (la Purezza), il sesto è Ajna (la Volontà). Il settimo grande cakra sulla via maestra è Brahma Randhra (il Foro di Brahman).
88 Il “Sostegno” ha quattro petali ed il “Proprio Luogo” ha sei petali. L'ombelico (manipura) ha 10 petali ed il loto nel cuore (anahata) ha 12 petali come il Sole.
89 Il loto dai 16 petali (vishuddhi) è nella gola, il loto dai due petali (ajna) è in mezzo alla fronte. Sul grande sentiero, nel Foro di Brahman, c'è un loto chiamato dai Mille Petali (sahasrara).
90 Tra il primo cakra ed il secondo, è situato il "Luogo della Yoni" (yonisthana), chiamato "Forma del Desiderio".
91 Il loto a quattro petali pankaja, generato dal fango, chiamato “Sostegno” è situato nell'ano. Nel centro, si dice vi sia un "utero" (yoni) chiamato Desiderio (kama) dagli adepti.
92 Nel mezzo di questo utero si trova un grande "fallo" (linga), rivolto a ovest (verso il retro). Colui che conosce questa forma simile a un gioiello è un conoscitore dello yoga (yogavit).
I punti di meditazione lungo la linea centrale del corpo
93 Il primo cakra, il Sostegno, con i suoi quattro petali assomiglia all'oro. Meditando lì sul Sé, con lo sguardo alla punta del naso, lo yogi raggiungerà la felicità.
94 Il chakra luminoso, il Proprio Luogo, è uguale in splendore ad un vero rubino. Meditando lì sul Sé, con lo sguardo alla punta del naso, lo yogi diventerà l'equivalente di Brahma.
95 Il terzo cakra, Città Gioiello, ricorda il sorgere del sole. Meditando lì sul Sé, con lo sguardo alla punta del naso, lo yogi scuote il mondo.
96 Il grande cakra, Suono Incausato, è un loto con 12 petali. Meditando lì sul Sé, con lo sguardo alla punta del naso, lo yogi diventerà immortale, come la divinità su cui medita.
97 Il cakra della Purezza, è nel mezzo della "campana" (ghantika, ugola), splendente come una lampada. Meditando sempre lì sul Sé, con lo sguardo alla punta del naso, lo yogi getta via il dolore.
98 Il nettare (piyusha) scorre abbondantemente, dal mandala della Luna alla lingua (lambika). Meditando lì sul Sé, con lo sguardo alla punta del naso, lo yogi scaccia la morte.
99 Lo yogi che ha soggiogato il suo respiro e medita costantemente sul supremo Signore Shiva, blu scuro, nel mezzo della propria fronte, raggiungerà l'obiettivo dello yoga.
100 Nel Foro di Brahman c'è un grande cakra, chiamato il loto dai Mille Petali. Meditando lì sul Sé, con lo sguardo alla punta del naso, lo yogi diventerà un adepto.
101 L'ano, il pene, l'ombelico, il cuore, la parte sopra la gola, la campana, la lingua, il punto medio-frontale, l'apertura verso il cielo (nabhobila, Foro di Brahman): questi nove sono chiamati dagli yogi i luoghi di meditazione…
102 …e la vera liberazione dal condizionamento, la quale porta al sorgere delle otto qualità soprannaturali. Condizionamento e Realtà sono quindi considerati una diade. Il primo è chiamato "colore" (varna, copertura), il secondo è considerato il Sé.
103 Da un lato, si dice che il condizionamento sia conoscenza errata, mentre d'altra parte la Realtà è altro [detta essere la natura essenziale]. Anche il cristallo più puro (sphatika, cioè atman) appare diversamente quando è a contatto con il colore.
104 Con la pratica costante, l'attaccamento al mondo si dissolve per lo yogi. Liberato dal potere dell'Energia Liberatrice (muktikrt, cioè kundalini), il suo stesso Sé risplende.
Il risveglio della Kundalini
105 Storta (kutilangi), Arrotolata (kundalini), Curva (bhujangi, cioè serpente), Potere (Shakti), Maestra (Ishvari), Anello (kundali), Stella del mattino (Arundhati) - queste parole sono sinonimi.
106 La Suprema Signora (Parameshvari) dorme con la sua bocca che ostruisce la porta del sentiero che conduce alla dimora di Brahma, dove non c'è sofferenza.
107 Kundalini-Shakti dorme sopra il bulbo (kanda, organo sottile interno al muladhara, da cui hanno origine tutte le nadi, ad eccezione di susumna, e in cui risiede kundalini). Essa libera gli yogi ma lega l'ignorante. Chi la conosce, è un conoscitore dello yoga.
108 Si dice che Kundalini sia arrotolata come un serpente. Colui che muove questo potere è liberato, su questo non c'è dubbio.
109 Afferra con forza la disgraziata giovane vedova che si trova tra Gange e Yamuna. Questo porta al supremo.
110 Il divino Gange è il Conforto (ida), lo Yamuna è il Coraggio (pingala). Kundalini, la giovane vedova, è tra Conforto e Coraggio.
111 Prendi la coda e risveglia il serpente addormentato. Allora quella Shakti mette da parte il suo sonno e si solleva energicamente.
112 Tutti i fiori di loto [sollevano la corolla] e i nodi (grantha) sono spezzati quando la Kundalini addormentata viene risvegliata dalla grazia del Guru.
113 Quindi il sentiero vuoto diventa la via regale del prana. Allora la coscienza è senza supporto. Quindi il tempo (kala, l'oscurità) è vinto.
I dieci sigilli (mudra)
114 Il Gran Sigillo (maha mudra), la Grande Chiusura (maha bandha), la Grande Penetrante (maha vedha), il Colei che cammina nei cieli (khecari), il Sollevarsi in volo (uddiyana), il Legame alla Radice (mula bhanda), il Controllo della Rete (jalandhara bandha)...
115 … l'Azione Invertita (viparita karani), il Fulmine (vajroli), lo Squotimento della Potenza (shakti calana) – questi sono i 10 sigilli che assicurano l’eliminazione della vecchiaia e della morte.
116 Questi sono stati tramandati dal Primo Guru (Shiva). Sono divini, concedono gli otto poteri soprannaturali, desiderati da tutti gli adepti e difficili da ottenere, anche dagli esseri celesti (marut, divinità).
117 Abbi molta cura di tenerli nascosti, come se fossero uno scrigno di tesori. Come della relazione con una donna rispettabile, non ne parlerai a nessuno.
118 Mud significa "deliziare", ra significa "concedere". Il riconoscimento dell'unità del Sé incarnato e del Sé supremo è chiamato mudra.
119 Ciò che delizia le divinità e causa la fuga di moltitudini di demoni, è chiamato mudra, ed è ciò che garantisce il bene più desiderabile.
Il Sigillo di Shiva (shambhavi mudra)
120 Il segno da osservare è interno, lo sguardo resti immobile all'esterno. Questo è Shambhavi Mudra, nascosto nei Veda e nei libri sacri (shastra).
121 Siedi confortevolmente (sukhasana), allinea il corpo, con la coscienza all’interno e guarda fuori. Questo è noto come il Sigillo di Meditazione (dhyana mudra).
122 Quando lo yogi dimora con consapevolezza e con respiro immersi nel segno interiore, vede all'esterno e in basso con pupille immobili, anche se non vede...
123 ... questo è certamente Shambhavi Mudra. Se è ottenuto dalla grazia del Guru, allora la Realtà, che è il Supremo Shiva, e che differisce da entrambi, vuoto e non-vuoto (shunya ashunya), prorompe spontaneamente.
Le fasi del pranayama
124 Si dice che il pranayama abbia tre parti: espirazione (reca, svuotamento), inalazione (puraka, riempimento) e ritenzione (kumbhaka, come un vaso). Si ritiene che Kumbhaka sia duplice: accompagnato (sahita) e solo (kevala).
125 Finché la kevala non è perfetta, lo yogi dovrebbe praticare la sahita.
126 Abbandonando l'espirazione ed inspirando, poi trattenendo dolcemente il respiro. Questo pranayama è davvero kevala kumbhaka.
127 In virtù dell'abbandono dell'espirazione ed inalando in kevala kumbhaka, nulla nei tre mondi è difficile da realizzare.
128 Dal potere del trattenere dolcemente il respiro in kevala kumbhaka, si giunge fino al compimento del Raja Yoga. Su questo non c'è dubbio.
129 Attraverso il kumbhaka, la Kundalini viene risvegliata. Attraverso il risveglio della Kundalini, viene dischiusa la Grazia Suprema e si ottiene il successo nell'Hatha.
130 Hatha senza Raja e Raja senza Hatha sono incompleti. Quindi pratica entrambi fino al successo.
131 Colui il cui sguardo è fisso senza alcun segno visibile, il cui respiro è stabile senza sforzo e la cui mente è stabile senza supporto di alcun oggetto, egli solo è uno yogi, è un Guru degno di servizio.
La dissoluzione (laya) della mente
132 Quando la mente è ferma, il respiro è immobile, il bindu è immobile. Quando bindu è fermo, produce un corpo sempre forte e stabile.
133 La mente è il signore (natha) dei sensi e il respiro (marut) è il padrone della mente. Laya è il maestro del respiro e quel Laya dipende dal suono sottile (nada).
134 Quando l'inspirazione e l'espirazione, così come il desiderio per gli oggetti dei sensi, sono spenti, inattivi, immobili - il Laya dello yogi è supremo.
135 Quando tutte le idee sono troncate e tutte le azioni superate, nasce il Laya, conosciuto solo dal Sé, al di là delle parole.
136 La dimora di Shiva è al centro della fronte. Lì la mente si scioglie. Quello stadio è noto come il quarto (turya). Lì il tempo è sconosciuto.
137 Centra il Sé nello spazio (kha) e lo spazio nel Sé. Fai di tutto spazio, quindi non pensare a niente.
138 Non pensare a cose esterne, non pensare a cose interne. Abbandona tutti i pensieri, non pensare a niente.
139 Tutto questo mondo visibile, che si muova o no, è visto dalla mente. Allora se la mente è assente (unmani), la dualità non può afferrarci.
140 La mente si dissolve abbandonando il conoscibile. Quando la mente si scioglie, rimane solo il Sé (kaivalya).
L’investigazione sul Nada
141 Lo yogi, seduto in Muktasana e tenendo lo Shambhavi Mudra, dovrebbe ascoltare il suono sottile nell'orecchio destro.
142 Inizialmente la mente segue attentamente e si sofferma su qualsiasi suono sente, poi si fonde con il suono.
143 Avendo coperto le orecchie con le mani, il saggio (muni) dovrebbe fissare la sua coscienza su quel suono (dhvani), fino a raggiungere l'immobilità.
144 Vari suoni forti vengono percepiti nella prima fase della pratica. Poi se ne sentiranno di sempre più sottili, mentre la pratica progredisce.
145 All'inizio i suoni sono come l'oceano, una nube tonante, un tamburo ecc. A metà, i suoni sono come un tamburello, una conchiglia, un campanello e un gong. Questi sono i vari suoni ascoltati dall'interno del corpo, nella sushumna.
146 Alla fine si sente una piccola campana, un flauto, una vina e un'ape.
147 Anche quando si sentono suoni forti come un tuono, un tamburo e così via, si deve prestare attenzione solo ai suoni sottili e più sottili.
148 Il percepibile esiste all'interno della frequenza del Suono Incausato. La mente entra nel suono e si unisce al conoscibile. Allora la mente si dissolve. Questo è lo stadio di Vishnu.
149 Qualunque cosa si ascolti in forma di Suono (Nada) è certamente Shakti. Il senza forma, che è la fine degli elementi, è certamente il Signore supremo.
I segni del “liberato” (avadhuta)
150 È chiamato Avadhuta chi è stato "tosato" (mundana, liberato), tagliando la vasta rete delle afflizioni, libero da tutti gli stati.
151 È chiamato Avadhuta chi è libero dalla confusione e dimora costantemente nel mezzo del mondo, chi indossa un lembo di stoffa (kaupina), porta una ciotola per le elemosine (kharpara, metà teschio) ed è gioioso (adainya, non infelice).
È chiamato Avadhuta colui i cui sandali (paduka pada) sono la conoscenza suprema, la cui pelle di daino (mrgatvac) è il Suono Incausato (anahata), la cui pratica è la coscienza suprema.
152 È chiamato Avadhuta colui la cui cintura (mekhala) è la fine dell'azione mondana (nivrtti), il cui tappeto di paglia (kata) è la forma del suo Sé e che è libero dai sei disordini (shavikara).
153 È chiamato Avadhuta colui i cui due orecchini sono la luce della coscienza (citprakasha), il cui riposo è il rosario dei semi di rudraksha (malaksha).
154 È chiamato Avadhuta colui il cui bastone (danda) è il coraggio (dhairya), il cui recipiente di elemosine è lo spazio (parakasha) ed il cui sentiero dello yoga (patta) è il potere innato (nija shakti).
155 Si chiama Avadhuta colui che trasforma le sue elemosine in duali e non duali (bheda abheda, spezzate e non spezzate), e che si nutre di questo cibo, lo digerisce e lo trasforma (nello stato supremo).
156 E’ chiamato Avadhuta colui che spontaneamente (svayam) e perfettamente (samyak) ritorna al proprio Sé, e vede il cosmo con equanimità.
157 È chiamato Avadhuta colui che comprende il suo Sé, che dimora nel suo Sé e che rimane integro senza sforzo e conosce la sua identità (svatma) con il cosmo.
158 Si chiama Avadhuta colui la cui natura è luce, che risplende felicemente di questa luce, che riposa in questa luce e che si diletta per gioco nel mondo.
159 Si chiama un Avadhuta colui che a volte prende piacere, qualche volta rinuncia al piacere, che a volte è nudo (nagna) talvolta demoniaco (pishaca), che a volte agisce come un re (raja) altre come seguace di una pratica spirituale.
160 Diventa un adepto chi è sempre assorto nell’unità del mondano (virajata) e del trascendentale (vishvatita, l’universale).
161 È un esperto conoscitore dello yoga colui che resta solo (udasina, che evita la compagnia), che è sempre calmo, soddisfatto, e dimora nella sua luce interiore e nella grande beatitudine.
162 È un esperto conoscitore dello yoga colui che è sempre colmo di beatitudine, che è puro e profondamente gioioso.
163 Shakti causa l’espansione, Shiva causa contrazione. Colui che pratica entrambi questi yoga diventerà un vero conoscitore dello yoga.
164 Uno yogi non teme di lasciare questo mondo, non è ingannato dalla ricchezza o attratto dal guadagno. Beato e assorbito nel suo stato di Risveglio del Sé, non è angosciato dal passare del tempo.
La maestà del Guru
165 Lo stato naturale (sahaja) è auto-conoscenza (svatma samvitti), attenzione concentrata (samyama) e autocontrollo (svatma nigraha). Il Sé allora arriva a dimorare in se stesso, senza un secondo, nel Supremo stato. Questa conoscenza [può essere ricevuta] dalla bocca del saggio Guru; al contrario, non la si può ottenere neppure dallo studio di dieci milioni (koti) libri sacri...
166 Senza la compassione del saggio Guru, è impossibile raggiungere i poteri. Quindi, disse il Vero Signore (satyamishvara, Shiva), il Guru dovrebbe essere riverito.
167 Colui che desidera raggiungere la pace senza fine dovrebbe gettarsi ai piedi di loto del Guru. Così potrà lasciarsi dietro il "continuo vagare" (samsara, delle continue nascite e morti), e allora lo stadio supremo, dove le emozioni sono in armonia, non è lontano.
168 Lo stadio supremo è raggiunto attraverso le parole del guru, dalla discesa del potere (shaktipata), guardando i piedi del Guru, o dalla grazia del Guru.
169 Il Guru rivela ciò che deve essere appreso, la conoscenza del Sé, lo stadio supremo, che viene da Shiva. Lo fa in un batter d'occhio, con poco più di una parola o con uno sguardo diretto.
170 È conosciuto come un saggio Guru colui che, con il colpo della spada della compassione, taglia gli otto lacci del discepolo e genera la completa beatitudine.
171 Perché parlare molto o leggere 10 milioni di libri sacri? Senza la grazia del Guru, è difficile raggiungere lo stato di quiete cosciente.
172 Senza la compassione del saggio Guru, la rinuncia agli oggetti dei sensi, il vedere la Realtà e conseguire il proprio stato naturale sono tutti obiettivi molto difficili da raggiungere.
[Ha collaborato alla traduzione Marco Fracassi]