Ashtavakra Samhita [1 - 4]

VISIONAIRE.ORG

Testi del Vedanta, dello Yoga e della tradizione Hindu.

Dal 2001 Visionaire.org è scritto, illustrato, pubblicato da Beatrice Polidori (Udai Nath)

Capitolo 1

Janaka disse:

Come si può acquisire la Conoscenza? Come conquistare la Liberazione? E come raggiungere il distacco? Dimmi questo, Signore.

Ashtavakra rispose:

Se stai cercando la Liberazione, mio prediletto, rifiuta gli oggetti dei sensi come veleno. Dissetati con il nettare della tolleranza, con la sincerità, la compassione, la contentezza, la verità.

Tu non se né la terra, né l'acqua, né il fuoco, né l'aria, né l'etere. Per [conquistare] la Liberazione conosci te stesso come sostanziale consapevolezza, il testimone delle cinque sostanze. Solo se resterai stabilmente nella consapevolezza, vedendoti ben distinto dal corpo, fin da subito diventerai felice, pacificato e libero da tutti i legami.

Tu non appartieni ai bramini, ai guerrieri né ad altra casta, tu non sei in alcuno stadio di vita, non sei nulla di ciò che i tuoi occhi possono vedere. Sei privo di attaccamento e di forma, il testimone di tutto - [dunque] sii beato, ora. Giusto e ingiusto, piacere e dolore appartengono soltanto alla mente e non ti riguardano. Tu non sei l'agente o il fruitore delle conseguenze [dell'agire]; tu sei sempre libero.

Tu sei l'unico testimone di tutto, completamente libero. La causa della sofferenza è nel ritenere il testimone qualcosa di diverso da questo. Finché sei stato ingannato dal nero serpente dell'opinione di te stesso, hai creduto stoltamente: "io sono colui che agisce"; ora dissetati col nettare dell'evidenza: "io non sono colui che agisce" e da subito sii felice. Brucia la foresta dell'illusione con il fuoco della conoscenza.

Riconosci: "io sono Pura Consapevolezza" e sii felice, libero dall'angoscia. Poiché tutto ciò che si vede non è diverso da un serpente percepito [erroneamente] dove c'è solo una corda; ma tu sei la gioia suprema, la suprema conoscenza e consapevolezza; ora, sii felice. Se qualcuno crede di essere libero, è libero; se crede di essere prigioniero, è prigioniero. Perciò è vero il detto: "Si diventa ciò che si pensa".

La tua vera natura è perfettamente unitaria, libera, semplice consapevolezza senza azione; il testimone di ogni cosa, senza attaccamento, senza desideri, stabilmente in pace. E' solo l'illusione che ti mostra coinvolto in altre condizioni. Medita te stesso come consapevolezza immobile, libera da ogni dualismo, abbandona l'idea erronea di essere solo una coscienza limitata; qualunque oggetto interno o esterno è falso. Sei stato a lungo ingannato dall'identificazione con il corpo. Discrimina con la spada della conoscenza: "io sono consapevolezza", e sii felice, mio caro.

Tu sei già realmente libero e non agente, illuminato e senza macchia. La causa del tuo sentirti legato è che ancora perseveri nel fermare la mente. Tutto questo [che vedi] è creato di te e mantenuto da te, mentre tu sei pura coscienza, dunque non esserne irretito.

Tu sei incondizionato e immutabile, senza forma e senza movimento, interna consapevolezza, imperturbabile - dunque ritieniti null'altro che consapevolezza. Riconosci che l'apparenza è irreale [effimera], mentre [il Sè] immanifesto è permanente.

Con questa sola iniziazione alla verità, eviterai di cadere di nuovo nell'illusione. Come uno specchio esiste separatamente dall'immagine che riflette, così il Supremo esiste insieme e separatamente a questo corpo. Così come lo stesso spazio [= aria, etere] riempie l'interno e pervade l'esterno di un vaso, così l'eterno, immutabile Essere esiste nella totalità delle cose.

Capitolo 2

Janaka disse:

Veramente io sono senza macchia e in pace, la consapevolezza al di là della causalità naturale. Per tutto questo tempo sono stato sottoposto all'illusione.

Solo io sono colui che dà luce a questo corpo, così io solo illumino questo mondo. Perciò il mondo intero mi appartiene, eppure, nulla mi appartiene.

Così che ora, abbandonando il corpo e ogni altra cosa, immediatamente il mio vero Sé diventa evidente. Come le onde, la schiuma e le bolle non sono differenti dall'acqua, così tutto ciò che è emanazione di Sé, non è altro dal Sé.

Come un abito, quando sia esaminato, non è altro che filo, così quando tutto questo sia esaminato, si scopre che non è altro che Sé. Come lo zucchero prodotto dalla canna è tutto permeato dallo stesso sapore, così tutto questo, prodotto da me, è completamente permeato da me.

Il mondo appare per l'ignoranza di Sé e con la Conoscenza di Sé, scompare. Dall'ignorare la corda appare il serpente, con il riconoscere la corda, il serpente scompare.

La luce [della coscienza] è la mia essenziale natura e io sono niente altro che quello. Quando l'universo si illumina, sono solo io che lo illumino.

Tutto questo appare in me, immaginato a causa dell'ignoranza, come un serpente appare al posto della corda, come il miraggio dell'acqua nella luce del sole, come l'argento nella madreperla.

Tutto questo, che trae origine da me, in me si risolve, come un vaso di coccio ritorna terra, l'onda, acqua e un gioiello ritorna oro. Io sono quello che non perisce con la distruzione del mondo, quello a cui ogni cosa è sottoposta, da Brahma fino all'ultimo filo d'erba.

Io sono dunque il solo, anche se possiedo un corpo, mai io vado o vengo da nessun luogo; io permango sempre, e pervado ogni cosa nell'universo.

Ho dato la nascita a tutto ciò che esiste, in ogni tempo, senza mai esserne toccato. Riconosco e mi inchino a ciò che davvero io sono.

Non possiedo nulla, e insieme possiedo ogni cosa che la parola e la mente possano afferrare. La conoscenza, la cosa conosciuta e il conoscitore - questi tre non esistono affatto.

Io sono la realtà in cui essi appaiono, a causa dell'ignoranza. Il dualismo è dunque la radice del dolore. Non c'è altro rimedio che realizzare che tutto ciò che accade sotto il dominio dei sensi è irreale, e che il Sé è l'unica indefettibile realtà, che consiste nella coscienza stessa.

Io sono la pura consapevolezza, sebbene attraverso l'ignoranza ho immaginato me stesso con nomi e forme differenti. Meditando ininterrottamente il Senza-Forma, non vedo nulla da rifiutare, non conosco la mente né la non-mente. L'illusione ha perduto le sue fondamenta e ha ceduto.

Tutto questo esiste in me, sebbene infine non esista neppure in me. Ho riconosciuto che tutto questo e il mio corpo stesso non sono nulla, mentre il mio vero Sé è pura consapevolezza - quindi come potrebbe agire ancora l'illusione?

Il corpo, il paradiso e l'inferno, la schiavitù e la liberazione, la paura sono solo attività dell'immaginazione. Cosa resta da fare a colui la cui reale natura è Coscienza?

Invero io non vedo dualismo nemmeno in una folla di persone, quale piacere posso trarre dal romitaggio in una foresta?

Io non sono il corpo, né questo corpo mi appartiene. Non sono un essere vivente. Io sono pura consapevolezza. Solo la mia sete di vita è stata la mia schiavitù.

In verità, è nell'oceano illimitato di me stesso, stimolato dalle onde variegate dei mondi, che ogni cosa è sorta trasportata dal vento della coscienza.

E' nell'oceano illimitato di me stesso che il vento dei pensieri si placa; e il mondo, come una nave di mercanti di schiavi, naufraga per assenza di venti favorevoli.

Quale meraviglia sono, nell'oceano illimitato di me stesso, le onde che si alzano, si scontrano, danzano e scompaiono, in accordo con la loro natura.

 

Capitolo 3

Ashtavakra disse:

Conoscendo te stesso come la vera realtà indistruttibile, come può un saggio come te - uno che possieda la conoscenza di Sé stesso - provare alcun piacere nel possesso di ricchezze?

Invero, quando non si conosce se stessi, si trae piacere dagli oggetti della conoscenza erronea, così come il luccichio apparente dell'argento inganna uno che non conosca cosa sia la madreperla.

Tutto questo sorge come le onde nel mare.

Se si riconosce "Io sono Quello", perché affannarsi come uno che è nell'inganno?

Dopo aver udito della pura consapevolezza e della suprema bellezza, come si può inseguire i sordidi oggetti sensuali?

Quando il saggio ha realizzato di essere l'unica realtà in ogni essere, e che ogni essere è nel suo stesso Sé, il senso dell'individualità non può esistere oltre.

Non è possibile che una persona che abbia raggiunto il supremo stato non-duale e sia illuminata dai benefici della liberazione sia ancora soggetta alla bramosia e tenuta in giogo dalla possessività.

[Così come] sarebbe assurdo che chi sia già molto debilitato, e che conosca come il desiderio sia nemico della conoscenza, ancora desideri ardentemente la concupiscenza, persino quando si approssimi la sua ultima ora.

E' assurdo che colui che è distaccato dagli oggetti di questo e dell'altro mondo, che discrimina tra il durevole e l'effimero, che desidera la liberazione, provi ancora del timore verso la liberazione.

Che venga onorato o perseguitato, il saggio è sempre consapevole della suprema natura del Sé e non nutre aspettative né delusioni.

La persona dalla grande anima vede persino il proprio corpo agire come il corpo di qualcun altro, dunque come può essere disturbato dall'onore o dal disonore?

Vedendo questo mondo come illusione, e abbandonato ogni interesse verso di esso, come può colui che ha una mente forte provare ancora paura, anche di fronte alla morte?

Chi è colui che può essere chiamato una grande anima, la cui mente è libera dal desiderio, libera dall'aspettativa e dalla delusione e che ha trovato la propria realizzazione attraverso la conoscenza di sé?

Come può una persona di mente stabile, che riconosce che ogni oggetto veduto è nulla, in realtà, considerare un oggetto quale desiderabile ed un altro detestabile?

Per colui che ha eliminato l'attaccamento, che è libero dal dualismo, dal desiderio e dalla repulsione, qualunque oggetto non può portare né dolore né piacere.

 

Capitolo 4

Ashtavakra disse:

Certamente il saggio, che ha conosciuto sé stesso, sebbene stia al gioco della vita mondana, non riporta alcuna somiglianza con le bestie soggette all'oppressione del mondo [gli uomini].

Invero chi è centrato nell'unione mistica non prova alcun desiderio neppure per quello stato a cui tutti gli Dei, da Indra a tutti gli altri, aspirano ardentemente.

Colui che conosce Quello non è toccato dalle buone come dalle cattive azioni, come il cielo non è toccato dal fumo, indipendentemente da come appare.

Chi può impedire alla persona dall'anima nobile, che abbia conosciuto il mondo intero come sé stesso, di fare ciò che vuole?

Di tutte le quattro categorie di esseri, da Brahma al filo d'erba, solo colui che ha realizzato la Conoscenza è capace di eliminare desiderio e avversione.

Raro è colui che conosce sé stesso come l'indiviso Signore dei mondi; in nessun timore incorre colui che vive la verità.

 

 

Testi, illustrazioni e traduzioni sono di Beatrice Polidori (Udai Nath). © Tutti i diritti riservati.

 

 

 

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