Vivekacudamani, versi 212-282

VISIONAIRE.ORG

Testi del Vedanta, dello Yoga e della tradizione Hindu.

Dal 2001 Visionaire.org è scritto, illustrato, pubblicato da Beatrice Polidori (Udai Nath)

212. Il discepolo chiese: o Maestro, dopo aver risolto queste cinque guaine-corpi non-reali, v’è la non-esistenza del tutto? Quale entità potrebbe ancora esistere con cui il saggio dovrebbe creare l’identità?
213. Il guru rispose: tu parli in modo giusto, o dotto discepolo; sei capace di vera discriminazione. Dopo aver risolto i cinque involucri-corpi rimane l’Atman, quello mediante il quale sono percepite tutte le modificazioni, come il senso dell’io, ecc.,
214. e la loro stessa assenza (nel sonno profondo); quello che non può essere oggetto di percezione. Esercita adesso tutta la sottigliezza del tuo intelletto (buddhi).
215. Quando una cosa è percepita vuol dire che c’è un testimone dietro a quella percezione. Quando però l’agente percipiente viene a mancare, com’è possibile percepire qualcosa?
216. Questo Atman è il testimone di se stesso, il quale si conosce da se stesso. Quindi l’anima individuale è il Supremo Brahman e nient’altro.
217. Quello che si manifesta nei tre stati di veglia, sogno e sonno profondo, quello che, sotto i diversi aspetti, è ininterrottamente percepito come una serie ininterrotta d’impressioni del senso dell’io, quello che, in quanto Testimone, osserva tutte le impressioni dell’io, della buddhi, ecc., le quali sono forme modificanti, quello che viene realizzato come sat-cit-ananda, sappi che esso è l’Atman, il quale dimora nel tuo cuore.
218. Uno sciocco, osservando l’immagine del sole riflessa nell’acqua di una brocca, crede che sia il vero sole. Così, per effetto dell’illusione, egli s’identifica con il riflesso dell’intelligenza pura, situato nelle guaine (upadhi), considerandolo la propria realtà.
219. Il saggio mette da parte la brocca, l’acqua e il riflesso per osservare solo il sole, di per sé risplendente, il quale, pur illuminando quei tre, ne rimane distaccato.
220. È considerando non-reale il corpo grossolano, la buddhi e il riflesso dell’intelligenza (cit) in essa, è realizzando questo Testimone, questo Sé (Atma) che è intelligenza suprema e causa di tutto, dimorante nel segreto della buddhi, distinto dal veicolo grossolano e da quello sottile, che è eterno,
221. Onnipresente, onnipervadente, più sottile del sottile, omogeneo, esente da parti interiori o esteriori, sempre identico a se stesso, è realizzando questo Sé che l’individuo può affrancarsi da tutti gli errori, lavarsi da ogni impurità, liberarsi dalla morte e dalla sofferenza, divenendo oceano di beatitudine.
222. Per chi aspira alla liberazione non v’è altro mezzo, per risolvere le catene della schiavitù, se non realizzare la realtà di se stesso.
223. La causa della liberazione è l’identità con Brahman. Mediante ciò il Saggio consegue Brahman, Uno-senza- secondo, beatitudine suprema.
224. Una volta compreso il Brahman non si ritorna più nel mondo del Samsara. Così si deve realizzare la piena identità dell’Atman con Brahman.
225. Brahma è esistenza (realtà-verità), conoscenza, infinito; esso è puro, supremo, autoesistente, eterno, essenza di indivisibile beatitudine, non differente dall’anima individuale, senza dentro né fuori, glorioso.
226. Esso è il supremo non-duale, il reale, e nient’altro esiste. Nello stato di realizzazione della suprema realtà (paramartha) non v’è più alcun ente separato.
227. Quest’intero universo, che l’ignoranza proietta in molteplici forme, non è altro che Brahman, libero dal condizionamento del pensiero.
228. Benché il vaso sia una modificazione dell’argilla, esso non si differenzia da questa. Il vaso, nella sua natura, è ovunque identico all’argilla. Se lo si chiama vaso è solo per semplice convenzione.
229. Nessuno può dire che la natura di una brocca sia qualcosa di diverso dall’argilla di cui è fatta. La brocca quindi viene immaginata reale ma la realtà suprema (paramartha) è l’argilla.
230. L’intera esistenza, essendo l’effetto del reale Brahman, non può essere nient’altro che Brahman, perché non può esistere indipendentemente da esso. Chi sostiene il contrario è sotto l’impressione dell’illusione e parla come un addormentato.
231. In verità Brahman è questo universo, così afferma l’Atharva Veda. Perciò l’universo è Brahman; una sovrapposizione non ha esistenza indipendentemente dal suo sostrato.
232. Se l’universo fosse autoesistente, l’Atman non sarebbe l’infinita essenza; così le Scritture sarebbero false e il Signore stesso sarebbe colpevole di dire una non-verità. Nessuna di queste ipotesi può essere presa in considerazione da una grande anima.
233. Il Signore (Ishvara) che conosce l’essenza della realtà, ha sostenuto ciò nel detto: “Tutti gli esseri trovano dimora il Me, ma io trascendo loro”.
234. Se l’universo fosse reale, esso dovrebbe essere percepito nel sonno profondo; ma poiché non è percepito, allora se ne deduce che è irreale come un sogno.
235. Quindi l’universo non può esistere indipendentemente dal supremo Atman; e la percezione della sua separazione appare falsa, come la qualità azzurra attribuita al cielo. Un attributo sovrapposto perde completamente valore e significato quando lo si dissocia dal suo sostrato. È l’illusione che fa sembrare il sostrato come la stessa sovrapposizione.
236. Tutto ciò che un individuo – vittima dell’illusione – percepisce per errore, lo si può considerare sempre Brahman. Lo splendore dell’argento percepito non è altro che una madreperla. Brahman è il sempre esistente come “questo” universo, e ciò che è sovrapposto a Brahman può essere solo un semplice appellativo di comodo (nama).
237. Quindi il supremo Brahman, il reale, non-duale, puro, essenza di conoscenza, incontaminato, supremamente pacificato, senza inizio né fine, senza attività, della natura
238. dell’essenza della beatitudine suprema, di là da tutte le differenziazioni create dalla Maya, eterno, felice, senza parti, incommensurabile, senza forma, immanifesto, senza nome, immutabile, autorisplendente, questo supremo Brahman è il tutto.
239. I Saggi realizzano la suprema verità, nella quale non v’è distinzione tra il conoscitore, la conoscenza e il conosciuto, che è indifferenziata, trascendente, compiuta e conoscenza assoluta.
240. Questo Brahman non può essere accettato né rifiutato; esso è di là dalla mente e dal linguaggio, incommensurabile, senza inizio né fine, è pienezza, è il Sé di tutti, è grandezza ineguagliabile.
241. Se la sruti, nella massima “Tu sei Quello”, enuncia ripetutamente l’identità del Brahman col jiva, designati rispettivamente con “Quello” (tat) e “Tu” (tvam), spogliati entrambi degli attributi che vengono dati loro, occorre comprendere che tale identità non deve intendersi
242. nel senso letterale, ma nel senso implicito, dato che i due termini sono reciprocamente contradditori e opposti come lo sono il sole e la lucciola, il Re e il servitore, l’oceano e l’onda, il monte Meru e un atomo.
243. La distinzione tra questi due termini è prodotta dalle sovrapposizioni, che non sono reali. Nel caso del Signore (Isvara), la sovrapposizione è costituita dalla stessa Maya, la quale è causata dal mahat; se invece si tratta del jiva è effetto delle cinque guaine.
244. Quando le sovrapposizioni del jiva supremo e del jiva individuale vengono eliminate, non v’è più né il jiva supremo né quello individuale. Quando il regno del Re e lo scudo del guerriero sono assenti, in effetti non v’è più né Re né guerriero.
245. La stessa sruti, con le parole: “Ora segue l’ingiunzione...”, esclude ogni immaginazione di dualità nel Brahman. È dunque indispensabile dissipare queste due sovrapposizioni per mezzo della diretta conoscenza, come nella sua autorità insegna la sruti.
246. Né questo (parajiva) né questo (jiva) sono reali, essendo solo immaginari, come il serpente è immaginato nella corda o come è immaginato un sogno. Con la soluzione del mondo oggettivo (visto, percepito), l’unità sottostante alle due sovrapposizioni può essere conosciuta.
247. Perciò per la comprensione dell’assoluta unità dei due (Isvara e jiva), questi devono essere attentamente esaminati nel loro significato implicito. Non si deve usare né il metodo che sottintende un termine né quello che aggiunge un termine, ma occorre utilizzare entrambi i metodi.
248. Nella frase: “Questo è quel Devadatta” (che si è visto precedentemente altrove), si afferma l’identità dei due termini, eliminando i rispettivi attributi che si escludano reciprocamente. È lo stesso nel detto: “Tu sei Quello”; il Saggio rigetta, in entrambi i termini, gli elementi contradditori
249. e riconosce la piena identità di Atma e Brahma perché l’attenzione si è portata esclusivamente sulla loro essenza che è comune. Inoltre in centinaia di grandi detti si menziona la piena identità-natura di Brahma e Atma.
250. Eliminando l’irreale alla luce di certi passi della sruti come: “Esso non è grossolano, ecc.” si realizza l’Atman che è autoaffermato, incondizionato come l’etere, che oltrepassa la stessa mente. Così, rigetta la nozione di corpo che percepisci e con cui hai creato identificazione. Affermando: “Io sono Brahman”, con l’intelletto purificato, potrai comprendere l’Atman che è completa conoscenza-illuminazione.
251. Le modificazioni dell’argilla, per esempio una brocca, che la mente considera reali (autoesistenti), non sono altro che argilla. Così l’intero universo che procede dal Brahman è lo stesso Brahman. Poiché non v’è altro che Brahman, unica realtà, tu sei Quello, il puro, il supremo, il non-duale.
252. Come nel sogno il luogo, il tempo, gli oggetti, il conoscitore, ecc., non sono reali, così il mondo dell’esperienza di veglia, causato dall’ignoranza, non è reale. E poiché il corpo, gli organi, il prana, il senso dell’io, ecc., non sono reali, tu sei Quello, il sereno, il puro, il supremo Brahman non-duale.
253. Ciò che viene per errore immaginato autoesistere in quanto oggetto, si rivela, invece, quando la verità corrispondente è conosciuta, come il sostrato e non differente dal sostrato. L’universo di sogno, con la sua molteplicità, appare e scompare col sogno stesso, ma allo stato di veglia esso potrà mai essere considerato come qualcosa di distinto dalla stessa mente?
254. Ciò che è di là dallo status sociale, dal credo religioso, dalla famiglia; che è di là dal nome e dalla forma, dalle qualità, dal pregio e dal difetto; che è di là dal luogo, dal tempo e dagli oggetti dei sensi, è Brahman, e tu sei Quello, contempla ciò dentro di te.
255. Questo Supremo che è di là dalla parola, ma entro la portata dell’occhio della pura illuminazione, che è immacolata unità di coscienza senza inizio, è il reale Brahman, e tu sei Quello, contempla ciò dentro di te.
256. Ciò che non è toccato dalle sei onde (fame, sete, sofferenza, illusione, decrepitezza e morte), ciò su cui medita il cuore dello yogi, ma che non può essere contemplato dagli organi sensori, ciò che l’intelletto non può conoscere, ciò che è senza macchia è Brahman, e tu sei Quello, contempla ciò dentro di te.
257. Ciò che è il sostrato del mondo e dei suoi vari aspetti illusori, che si sostiene da se stesso, che è distinto dal grossolano e dal sottile, che non ha parti e nessun paragone è Brahman, e tu sei Quello, contempla ciò dentro di te.
258. Ciò che non ha nascita, crescita, evoluzione, declino, decrepitezza e morte; ciò che è indistruttibile, ciò che è causa di produzione, preservazione e dissoluzione dell’universo è Brahman, e tu sei Quello, contempla ciò dentro di te.
259. Ciò che non ha differenziazione, né perdita della sua intrinseca caratteristica; che è immobile come l’oceano senza onde; ciò che è eternamente libero ed omogeneo è Brahman, e tu sei Quello, contempla ciò dentro di te.
260. Ciò che, sebbene uno, è causa dei molti; ciò che esclude ogni altra causa, ma è esso stesso senza causa; ciò che non ha riferimento alla causa-effetto; ciò che è indipendente è Brahman, e tu sei Quello, contempla ciò dentro di te.
261. Ciò che è libero dalle modificazioni mentali (nirvikalpakam), che è infinito, inalterabile, di là dalle qualità di quiete o moto; ciò che è supremo ed eterno, felicità che non svanisce, ciò che è incontaminato è Brahman, e tu sei Quello, contempla ciò dentro di te.
262. Quella realtà una che per illusione appare modificata nel mone, forma e qualità, come l’oro con tutte le sue modificazioni, è Brahman, e tu sei Quello, contempla ciò dentro di te.
263. Ciò di là dal quale nulla più esiste, ciò che è supremamente superiore a tutto, ciò che è l’interiore e l’essenza di unità, ciò che è verità, coscienza e beatitudine senza fine, ciò che è immutabile è Brahman, e tu sei Quello, contempla ciò dentro di te.
264. Sulla verità esposta tu devi meditare col tuo intelletto e ricorrere agli argomenti delle Scritture. E come attingi l’acqua con il cavo della tua mano, similmente realizzerai la verità libera dall’errore.
265. Nel divenire della vita, realizzando la Conoscenza assoluta, libera dall’ignoranza e dai suoi effetti, come un Re in mezzo al suo esercito, occorre stabilizzarsi fermamente nel proprio Sé e risolvere l’universo nel Brahman.
266. Brahman, realtà suprema e non-duale, risiede nella cavità della buddhi, di là dall’essere e dal non-essere. Colui che, come Atman, dimora in questo cavo non entrerà più nel grembo di un corpo (non rinascerà più).
267. Ma anche dopo aver assimilato la verità, può rimanere una forte impressione, alla quale non si può assegnare alcuna origine, di essere l’agente e lo sperimentatore, causa di trasmigrazione, per ciò, solo vivendo in uno stato interiorizzato di costante identità con l’Atman, ciò può essere rimosso. I Saggi affermano che la liberazione si ha quando nel presente vengono estinte le impressioni passate (vasana).
268. La condizione di “io” e “mio”, di corpo, organi, ecc., rappresenta il non-Sé; questa sovrapposizione dev’essere risolta dal Saggio creando l’identità col proprio Atman.
269. Conoscendo l’Atman interiore come il testimone della buddhi e delle sue modificazioni, occorre affermare l’idea: “Io sono ciò”, rimuovendo la falsa identificazione col non-Sé mediante il Sé.
270. Trascendendo le consuetudini sociali spazio-temporali, trascendendo l’idea del corpo, trascendendo le stesse Scritture, compi la rimozione delle tue sovrapposizioni.
271. Molti non pervengono alla Conoscenza per l’istanza- desiderio delle consuetudini sociali spazio-temporali, per l’istanza-desiderio delle Scritture, per l’istanza-desiderio del corpo.
272. I Saggi considerano queste tre istanze-desideri come le catene che tengono stretti i piedi di chi cerca la liberazione dalla schiavitù del Samsara. Colui che da ciò si affranca ottiene la liberazione.
273. Il gradevole odore della pianta d’agaru, che è coperto dal fetore dell’acqua stagnante, ricompare quando viene rimosso lo strato stagnante estraneo.
274. Come quell’odore di pianta, così il profumo del supremo Sé è attutito dalle esalazioni dei persistenti desideri che hanno infangato la mente. Ma con il tocco della conoscenza esso riappare chiaramente.
275. Il profumo del Sé, attenuato dai desideri-impressioni che portano al non-Atman, si automanifesta quando essi sono risolti mediante l’ininterrotta concentrazione sul Sé.
276. Man mano che la mente diviene stabilizzata nella condizione soggettiva, abbandona gradualmente i desideri esteriori, e quando ci si è liberati dall’ultimo desiderio, non vi è alcun ostacolo per la realizzazione del Sé.
277. Quando lo yogi è stabilito nel suo proprio Sé, la mente viene neutralizzata e le vasana spariscono; quindi compi la rimozione delle tue sovrapposizioni.
278. Il tamas è risolto dall’azione congiunta del rajas e del sattva; il rajas lo è mediante il sattva, e il sattva si risolve nello stato puro. Quindi col sattva compi la rimozione delle tue sovrapposizioni.
279. Di certo il tuo parabdha manterrà il corpo in vita; quindi rimani calmo e fermo e compi la rimozione delle tue sovrapposizioni.
280. Meditando: “Io non sono l’anima vivente”, ma: “Io sono il supremo Brahman” ed eliminando il desiderio-impressione precedentemente prodotto, compi la rimozione delle tue sovrapposizioni.
281. Conoscendo che il tuo stesso Sé è il Sé di tutto, mediante le Scritture, il ragionamento intelligente e l’esperienza diretta compi la rimozione delle tue sovrapposizioni.
282. Poiché è di là persino dal mangiare ed evacuare, il Saggio non adempie più azioni. Così, contemplando unicamente e costantemente Quello, compi la rimozione delle tue sovrapposizioni.

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